La sentenza del Consiglio di Stato: Gti risponde alle accuse con i documenti

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Dopo la pausa estiva, a seguito della pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato che fa luce sulla questione “decreti ministeriali” ed esercizio della professione di guida turistica, ci sembra opportuno offrire un chiaro esame delle motivazioni della sentenza stessa che potremmo sintetizzare in una serie di punti in modo da rendere più agevole la sua comprensione. Tutto questo in attesa di un prossimo – e auspichiamo finalmente costruttivo -, confronto con il MiBACT avverso il quale GTI si è mossa con ricorso al TAR del Lazio ottenendo l’annullamento, in primo grado di giudizio, dei DM ministeriali lesivi e dannosi per la nostra categoria oltre che anticostituzionali.

In fase preparatoria di ricorso GTI si è vista muovere delle critiche pubbliche pesanti e, talvolta, irrispettose. Siamo stati accusati di fare terrorismo, di mistificare la realtà, di ingannare le guide. Addirittura più e più volte ci sono state rivolte delle parole, che non avremmo voluto leggere, come, ad esempio, che GTI agendo in malafede ed ipotizzando con buona probabilità di giungere al secondo grado di giudizio (cosa assai plausibile visto che si ricorreva contro un Ministero) avrebbe chiesto una cifra “esagerata” di partecipazione al ricorso stesso comprensiva, naturalmente, di tutti i gradi di giudizio. E così è stato: dalla sentenza a favore dei ricorrenti emessa dal TAR del Lazio, si è arrivati proprio alla definitiva sentenza del Consiglio di Stato.

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Sono le altre associazioni di categoria ad aver bersagliato più e più volte GTI e i suoi rappresentanti con epiteti al limite del rispetto dovuto a chi la pensa diversamente. Secondo le fantasiose uscite messe per iscritto e mai cancellate, infatti, ci saremmo arrampicati sugli specchi, avremmo agito come dei barbari distruttori con l’intenzione di deregolamentare tutto il settore della nostra professione, avremmo portato col nostro comportamento sconsiderato sull’orlo del baratro tutte le guide turistiche italiane. Non solo. Avremmo agito con GTI al solo scopo di confondere le idee ai colleghi, avremmo fatto opera di difesa dell’abusivismo (da notare: colleghi regolarmente abilitati ma operanti in aree non coincidenti con l’abilitazione ottenuta a seguito di esame), avremmo cercato “volutamente di inquinare le acque per creare caos e non far capire più nulla, non solo alle guide ma anche alle autorità”. E ancora: additati come persone prive di etica e di rispetto di deontologia professionale avremmo dovuto “per una volta tacere” e semplicemente prendere atto che non avevamo ragione. I continui richiami a tacere – che si perpetuano, purtroppo, ancora in questi ultimi giorni con insistenza – a dire il vero piacciono poco. Anzi per niente. E non solo poiché in una democrazia il diritto di parola e di libera espressione è garantito a tutti ed è bene che sia così ma, soprattutto, poiché nella nostra categoria per troppo tempo vi è stata una unica sola voce a rappresentarla, ovunque ed in ogni circostanza.

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Ora, invece, siamo in diversi e GTI, fin dalla sua costituzione, ha agito con manifesta chiarezza nell’ottica di intervenire in un dibattito a senso unico e con l’obiettivo duplice di portare le istanze di molti colleghi letteralmente privati di voce e di rappresentanza istituzionale presso, per l’appunto, le istituzioni e quello di informare gli stessi, con accuratezza, sulla situazione che ci riguarda invitando le guide turistiche a ragionare e pensare con la propria testa. Nessuna censura, nessun nascondimento ma un atteggiamento di apertura massima e di comunicazione, a partire dalle leggi che regolamentano la professione, un quadro normativo non semplice, assai articolato e che richiede pazienza e letture e riletture per afferrare completamente tutto lo scenario normativo. Le cose sono cambiate e stanno evolvendo in maniera veloce. Era necessario intervenire in questo dibattito per tutelare i diritti dei professionisti, tutti quanti (non solo una parte), in maniera equa e univoca chiedendo pari condizioni di accesso ed esercizio della professione.

Fatte tali doverose precisazioni, come di consueto, è noto come GTI si muova sempre dal dato testuale e lasci parlare gli atti ufficiali. É opportuno leggere (e rileggere) integralmente la sentenza data l’assoluta rilevanza della stessa in quanto emanata dal Consiglio di Stato che è l’organismo della giustizia amministrativa definitivo e di ultima istanza. I commenti superflui, particolarmente se scritti senza alcuna attinenza alla lettera della sentenza e finalizzati solo a riproporre argomentazioni pretestuose (è bene ribadirlo sin d’ora) che sono state definitivamente dichiarate illegittime dal Consiglio di Stato, vanno superati e dimenticati. (Alleghiamo nuovamente a tal fine il link della sentenza).

In questo documento abbiamo riassunto in 12 punti lo stato dei fatti e la nostra posizione: Sentenza-CdS-i-12-punti-GTI

E per la sentenza vi rimandiamo al seguente LINK